1) Gli strozzapreti: perché si chiamano così?
Durante il dominio dello Stato Pontificio, i preti sequestravano le uova alle donne di casa (le famose “azdore” romagnole), che dovettero risolvere il problema creando questo tipo di pasta particolare senza uova, con sola acqua e farina. La tradizione vuole che, a ogni preparazione, le massaie “augurassero” ai preti di strozzarsi con le uova sottratte. Questo formato di pasta è particolarmente indicato per sughi a base di carne e di verdure poiché riesce ad avvolgere completamente il condimento.
2) Cappelletti romagnoli: in cosa sono diversi da quelli Reggiani?
Differiscono per il ripieno, che contiene ricotta e petto di cappone, come ricorda anche Pellegrino Artusi nel suo celebre “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. I cappelletti romagnoli possono essere ripieni anche solo di formaggio, spesso con una grattugiata di buccia di limone, detti di magro e vengono serviti in brodo o al ragù.
3) La ciambella romagnola e il suo utilizzo per la zuppa inglese.
Tradizionalmente la ciambella era un rito collettivo: una volta, in occasione delle feste pasquali i fornai aprivano le loro botteghe alle arzdore che vi andavano a cuocere la ciambella, una festa per la colazione più importante dell’anno. Oggi questo dolce, semplice e piuttosto rustico, viene servito alla fine di un pasto all’insegna della tradizione o nelle sagre di paese accompagnata da vini Albana o Cagnina. Cosa c’entra la zuppa inglese? La ricetta romagnola recita che, oltre alla crema inglese e al cioccolato e alchermes per essere proprio originale di Romagna si devono sostituire i savoiardi con fette di ciambella.